IL RICCIO: COME AIUTARLO QUANDO ARRIVA IL FREDDO
Oggi guardavo il mio giardino, che è ormai entrato nella fase di riposo stagionale, e mi chiedevo dove sarà il riccio che nelle sere d’estate trovavo sempre in giro a curiosare 🙂 L’inverno è alle porte, e il suo arrivo non significa solo che le temperature diventano rigide, ma anche che il cibo normalmente disponibile in natura inizia a scarseggiare: in queste condizioni, la vita per i piccoli animali selvatici come il riccio può farsi difficile, e sapete quanto sono attaccata alla garden wildlife 😉
Ma chi è questo simpatico visitatore dei nostri giardini?
Il riccio è un piccolo mammifero che di giorno dorme nella sua tana, una buca o una cavità nel terreno imbottita di foglie che la mantengono calda, mentre di notte esce per procacciarsi il cibo: è onnivoro, ma ama cacciare topi, lucertole, lumache, lombrichi e altri invertebrati. In assenza di queste prede si accontenta anche di ghiande, bacche e frutta. Tendenzialmente solitario e schivo, se si sente in pericolo si protegge immobilizzandosi, drizzando gli aculei di cui è ricoperto e appallottolandosi se viene toccato.
Va in letargo dall’autunno fino alla primavera: la sua temperatura corporea scende dai 35° gradi abituali ai 10° e deve aver accumulato abbastanza grasso corporeo per non rischiare di morire di fame (i cuccioli devono raggiungere il peso minimo di 550 gr. per avere la possibilità di sopravvivere). Se poi le temperature scendono troppo, il riccio può anche svegliarsi dal suo letargo per andare alla ricerca di cibo, soprattutto se è giovane e non ha raggiunto il peso minimo. Ed è qui che possiamo aiutarlo… come? Lasciando a sua disposizione in un piattino, in un angolo riparato del giardino, del semplice cibo per gatti, che per lui rappresenta una vera ghiottoneria, e una ciotolina bassa con dell’acqua. Da evitare latte e derivati (i ricci non tollerano il lattosio e potrebbero anche morire), mandorle (sono tossiche) e nocciole (rischiano di soffocare).
Se poi vogliamo offrirgli anche una tana, possiamo accatastare in un punto tranquillo del giardino un po’ di foglie e rametti con cui potrà crearsi il suo rifugio 🙂
Se nell’antica Roma i ricci venivano allevati per la loro carne, oggi sono protetti dalla legge italiana e non possono essere cacciati o tenuti in cattività. Questo tuttavia li aiuta fino a un certo punto, poiché purtroppo sono tantissimi i ricci che ogni anno vengono investiti sulle strade: non rendendosi conto del pericolo, anziché scappare si bloccano, drizzano gli aculei e si appallottolano, ma questo purtroppo non basta a proteggerli dall’urto con le auto.
Che cosa fare se si trova un riccio in difficoltà?
Se bisogna solo toglierlo dalla strada per evitare che venga investito è sufficiente indossare dei guanti e spostarlo, ma non oltre 50-100 m. di distanza perché se ha la tana nei paraggi potrebbe non trovare più la strada di casa. Se invece è ferito bisogna prenderlo, sempre indossando dei guanti, e metterlo in una scatola con una borsa dell’acqua calda non bollente, lasciarlo al buio tranquillo senza dargli cibo o altro e contattare un centro di recupero specializzato in ricci se ce n’è uno in zona (ad esempio a Novello, in provincia di Cuneo, c’è il centro La Ninna) o un centro di recupero per la fauna selvatica (qui i numeri dei centri nelle varie regioni) o ancora il Corpo Forestale dello Stato. Qui infine le indicazioni dettagliate su cosa fare nel caso si trovasse un riccio bisognoso di aiuto, augurandosi di non averne mai bisogno 🙂